giovedì 27 ottobre 2011

E pensare che volevo solo fotografare i lavori alla diga ...

Volevo solamente fotografare i lavori alla diga. E invece ...
Procediamo con ordine: con i fondi dell'expo sono stati finanziati dei lavori di sistemazione alla diga. Non chiedetemi in che modo ciò influisca sull'expo perchè è un mistero anche per me. Voglio dire, gli ospiti dell'expo mica risalgono il fiume come i salmoni ... voglio sperare che arrivino in treno, in macchina o in aereo. Comunque.
Scatto qualche foto ai lavori ed al cantiere e faccio per andarmene, quando noto quello che poi sarà un tassello fondamentale di tutta la faccenda.
Su un pannello che separa la strada da un piccolo torrente campeggia una scritta gigante "Gay fuori dai coglioni".
A parte l'immensa finezza dell'invito, ma chi mai non ha talmente una minchia da fare nella vita da prendersi la briga di spendere soldi per una bomboletta, raggiungere un punto che vedranno, si e no, venti persone al mese e fare quella scritta? Ma cosa ti dice il cervello?
E' come se io mi comprassi una paio di scarpe costosissime e strafighe e le indossassi solo quando cucino la polenta!
Ovviamente immortalo lo slogan e anzi, mi fermo anche un pò più avanti per fotografare anche un pò di immondizia lasciata di prassi nei boschi.
Dovete sapere che i servizi sull'immondizia lasciata nei boschi sono una delle mie specialità :) E gli articoli non sono mai monotoni perchè la gente lascia veramente di tutto ... lucidatrici, tiri al bersaglio, televisioni, vestiti ... ma il colmo lo raggiungono quando abbandonano i sacchi dell'immondizia pieni di scarti della potatura delle siepi o dei prati: va bene che foglie e rami sono biodegradabili ma, grandissimo pirla, se le lasci dentro al sacco nero di plastica ...








Fatto sta che tra rifiuti vari trovo anche qualche dvd e giornaletto porno ... ora, già sei pirla a buttare via ogni tipo di elettrodomestico ignorando completamente non solo l'educazione e la civilità, ma anche il fatto che la discarica si trova a nenache un chilometro di distanza, ma che bisogno hai di abbandonare i film porno nel bosco??? Infilali nel sacco nero, nella plastica, regalali a tuo nipote quindicenne, usali per non far traballare il tavolo, MA CHE BISOGNO HAI DI LASCIARLI NEL BOSCO???
Comunque foto scattata: si sa che 'u pilu vende sempre :)
- passa qualche giorno -

Domenica pomeriggio decido di tornare in loco per scattare qualche altra foto. Ho pensato "Chissà mai che mi sia scappato qualche altro articolo pornografico nascosto sotto all'edera".
Purtroppo però, la situazione è leggermente cambiata.
Lo spiazzo limitrofo al bosco è occupato.
E non sono cercatori di funghi.
No, neanche di castagne.
E non fanno nemmeno una passeggiata.
Sono tre uomini soli a bordo ciascuno della propria macchina.
Nel caso in cui qualcuno se lo stia chiedendo non stanno nemmeno aspettando una prostituta: quelle sono più avanti, sulla strada asfaltata.
Iannanzi tutto me ne vado che, anche se quello che sto pensando è vero, non si sa mai.
Come arrivo a casa cerco su intenet "Luoghi incontri gay + il nome del mio paese". Lo cerco giusto per scrupolo, figuriamoci se ...
Bingo.
"Luoghi per scambisti al'aperto: prima del ponte dov'e' la vecchia fabbrica spesso controlli carabinieri ma se andate 50 metri prima sulla vostra destra proveniendo da xxx arriverete sulla destra una strada sterratala seguite e vi troverete nei dintorni del ristorante"
Insomma: è saltato fuori un servizio da prima pagina.
E pensare che volevo solo fotografare degli inutili e noiosi lavori alla diga :)

mercoledì 19 ottobre 2011

Quel demonio del registratore

Ho avuto una soffiata, come nei migliori film noir: mia mamma, mentre era dal giornalaio, ha sentito un uomo raccontare concitato di aver partecipato alla manifestazione a Roma del 15 ottobre.
Quando me l'ha detto è scattata in me quella che chiamo "La sindrome della contorsione". Ovvero, quando mi trovo davanti a situazioni che potrei tranquillamente evitare, come questa, inizio a vagare per la casa, mi siedo e mi rialzo, accendo il computer e lo spengo, mi sciolgo i capelli e li lego, prendo in braccio il gatto e lo ributto per terra.
Il punto è questo: so chi è questo signore (o meglio, so dove abita) ma il suo numero di telefono non è sulla rubrica. Come cacchio faccio a mettermi in contatto con lui? Non posso mica presentarmi a casa sua, mi correrebbe dietro con il forcone!
Certo, potrei fare finta di niente e cavarmela con due articoletti sulle castagnate e uno sulla gita dei pensionati a Verona, ma "La sindrome della contorsione" non si cura facendo finta di niente: ormai, l'unica cura efficace è mettere insieme il pezzo con l'intervista.
O intervista o morte!
Mia mamma si propone come volontaria per bloccare l'uomo alla fermata del pullman alle sei del mattino. Siccome ho a cuore la sua salute, la convinco a lasciare perdere.
Dopo un giro di mail, che tocca ogni angolo più recondito della società, riesco a raggiungere la figlia, che lavora presso la sede di un sindacato che ha organizzato uno dei pullman per Roma e che mi procura una serie di numeri di telefono di ragazzi che sono stati alla manifestazione. Se non è culo questo ... :)
Così, verso le otto di sera, ignoro i cavernosi richiami di mio papà che mi invita a stare poco al telefono, e mi chiudo in camera per telefonare ad uno dei ragazzi.
Prima però, calo il mio asso dalla manica: questa volta non prenderò appunti come faccio di solito, ma userò .... il registratore!!!!
Faccio una ventina di prove per assicurarmi che funzioni davvero e, quando sono sicura al mille per mille, compongo il numero. Il ragazzo risponde subito e si capisce che l'esperienza l'ha davvero impressionato, perchè attacca a parlare come una macchinetta.
Dopo dieci minuti (e altrettante volte entra mio papà a farmi segno di tagliare :)) mi cade l'occhio sul registratore e mi viene un dubbio atroce.
Smetto di ascoltare il ragazzo.
La mia attenzione è calamitata dal registratore puntato verso la parte bassa della cornetta ...
Automaticamente lo porto verso l'alto, di fianco al mio orecchio, e cerco di riprendere il filo del discorso. Ma la mia mente è altrove e, precisamente, è fissa sull'interrogativo: avrò registrato una mezza parola di quello che ha detto?
Come riattacco corro verso il computer, collego il cavo usb e faccio partire la registrazione.
.... bè, la mia voce è venuta davvero bene.
E anche il mio respiro fa la sua porca figura.
Soprattutto il mio respiro è venuto bene, anzi, è il protagonista, visto che ho fatto avanti e indietro per un quarto d'ora.
Non mi affiderò mai più alla tecnologia. La prossima volta scrivo tutto, anche a costo di slogarmi il polso :)

lunedì 17 ottobre 2011

Il mio desiderio più grande ...

Il mio desiderio più grande era di non dover seguire eventi religiosi. Per conformazione personale e fisiologica non sono adatta. Semplicemente, mi viene l'orticaria.
E dove mi mandano?
All'insediamento del nuovo prete.
Non solo: non basta un servizio con qualche foto, ma certo che no, vogliono foto e nomi di tutte le personalità presenti, nonchè un filmato da pubblicare sul sito del giornale.
Ma io cos'ho fatto di male? Ho ucciso qualche balena nelle mie vite precedenti?
Naturalmente non mi sogno nemmeno di rifiutare: ringrazio ogni giorno tutti i santi del paradiso per aver avuto questa opportunità, figuriamoci se mi tiro indietro.
Perciò armata di tanta, tanta, tanta, pazienza mi appresto a seguire un evento che durerà "solo" tre ore (il nuovo sacerdote in persona mi ha confermato che sono fatti dei tagli alla liturgia ufficiale per farla più breve). Deo Gratias :)
Il ritrovo è presso la casa di riposo: è già qui siamo all'apoteosi dell'allegria. Appena metto piede all'interno del cortile mi trovo di fronte l'impresario delle pompe funebri. Di bene in meglio. Poi arrivano sindaco, vice sindaco, sindaco del paese vicino, parroci su parroci, la banda, i seminaristi, i vigili, la protezione civile, le suore icatechisti iragazzidelloratoriolemaestredelleelementariivecchiettidellospizio ... Oh-mio-dio.
La banda suona "Ohi vita ohi vita mia" ...
... cosa c'entra? Comunque nessuno pare accorgesene e si passa a "Montagne verdi", che c'azzecca ancora meno, ma almeno qualcuno la intona.
Il prete arriva sorridente e giulivo e l'addetto alle fotografie del comune a momenti si ammazza per fargli un primo piano.

Siccome non voglio fare la sua stessa pessima figura attendo che i prelati e le alte cariche comunali si schierino uno di fianco all'altro per stordirli con una bombardata di flash.
Mi sorbisco anche il saluto agli ospiti della casa di riposo, l'ennesima scampanata della banda, e il raduno dei presenti per raggiungere la chiesa in processione.
Mi fermo un secondo perchè devo fare una piccola confessione: non sapevo ci fosse anche la parte in chiesa. Cioè, con il senno di poi è ovvio che la messa non venisse celebrata alla casa di riposo, ma io in effetti non ci avevo proprio pensato.
Scarpinando come uno stambecco delle dolomiti arrivo in chiesa prima della processione ma, ad attendervi, trovo un miliardo di persone, già talmente stipate che alcune hanno rinunciato ad entrare.
Benissimo. E io devo pure raggiungere i posti vicini all'altare, perchè non ho una macchina fotografica stile paparazzi: ho una macchinetta di merda che nella penombra della chiesa fa sicuramente gli occhi rossi.
Bando alla vergogna. Mi dirigo di gran carriera verso i primi banchi, guadagnandomi occhiataccie da parte di quelle vecchiette pettinate con lo stucco che saranno venute qui a mezzogiorno a prendere il posto.
Alla fine trovo un angolino proprio sotto al leggio, tra la vigilessa ed il gonfalone del paese. Devo stare attenta a come mi muovo, onde evitare di farlo crollare.
Seguono minuti di pura agonia, in cui ad ogni mio scatto i vicini mi guardano male (tra l'altro: 'sti stronzi sono seduti in quattro su una panca da sei, ma nessuno da prova di spirito cristiano e mi chiede se voglio sedermi. Se ne stanno tutti e quattro belli spaparanzati a gambe larghe. Bè grazie.), dove faccio da assistente al cameraman (lo aiuto a cambiare la cassetta della telecamera, ma poi lui se ne dimentica e se non gliela ridò io alla fine della funzione si sarebbe perso almeno un'ora di riprese. Non che mi sarebbe dispiaciuto, il cinema mondiale sarebbe sopravvissuto anche senza le sue immagini, ma è stato gentile e si è spostato ogni volta che dovevo scattare la foto), evito di fare "il segno di pace" fingendo di filmare :) ed evito anche il padre nostro cantando (nella mia testa, non a squarciagola) Waka Waka.
Esco dalla chiesa e dico una raffica di parolacce, giusto per ritornare nel mondo normale :)
Non chiedetemi come ho fatto a scrivere poi un articolo, perchè non lo so nemmeno io :)


lunedì 10 ottobre 2011

Devo rinnovare la carta d'identità ...

Mi è scaduta la carta d'identità.
Veramente mi è scaduta tre anni fa :)
Studio con molta attenzione i tortuosi orari degli uffici del mio comune (ufficio tecnico aperto dalle 13.30 alle 14.30 solo il venerdì degli anni bisestili ...) e mi reco - con voglia zero - all'ufficio anagrafico.
Alla reception :) trovo la solita impiegata con un età indefinita, ma comunque compresa tra i trenta e i sessanta, che mi spiega - rigorosamente senza mai guardarmi negli occhi - che devo compilare un modulo e fornire alcune fototessere.
Le allungo le fototessere, fresche fresche di stampa dalla macchinetta dell'Esselunga che ha la capacità di moltiplicare per dieci ogni difetto (in tal caso il mio naso sembra quello di Furia il cavallo del west),ed afferro il modulo per compilarlo.
La signorina mi avverte che, nel caso in cui io abbia cambiato professione, devo compilare un altro modulo.
"Bella" gongolo nella mia mente "io adesso faccio la giornalista!"
"Si ho cambiato lavoro." L'impiegata mi squadra da capo a piedi, della serie "Che lavoro farà mai questa!" e mi porge un altro foglio.
Faccio per appoggiare la penna al foglio e scrivere "Professione: giornalista", ma qualcosa mi blocca. Sarà che gli ultimi tre articoli che ho scritto erano relativi a tre castagnate ... sarà che con la mia notula di pagamento devo scegliere se fare la ceretta a gambe o braccia ... sarà che ho rischiato per un pelo di farmi assegnare lo scoop del secolo (ovvero la morte per cause naturali di tale Giuseppina di ottant'anni) ...
Insomma, la voce "studente" resterà sulla mia carta d'identità ancora per dieci anni.

giovedì 29 settembre 2011

Incontro "culturale" con due preti ed un giornalista.

Perchè mettere "culturale" tra virgolette?
Perchè le donne presenti in sala facevano finta di prendere appunti?
Perchè la signora seduta di fianco a me continuava a darmi gomitate? Bè, questo lo so: perchè era uun pò in sovrappeso e non ci stava sulla sedia :)
E perchè i preti si rivolgono all'autitorium come se avessero di fronte dei bambini di cinque anni?
Insomma, l'incontro, che doveva avere per tema l'educazione dei figli alla fede (cosa che già di per se mi lascia perplessa: i miei genitori bestemmiano come gli scaricatori di porto, ma io sono venuta su benissimo :)), mi ha lasciato più domande che risposte.
Di culturale, come ho già fatto intendere, questa conferenza aveva ben poco. A meno che per "cultura" si intenda leggere pari pari brani scritti dal papa ... perchè se fosse così, anzichè farmi un mazzo tanto per laurearmi avrei semplicemente recitato due salve regina. Mi pare abbastanza chiaro che io e la curia abbiamo due concetti diversi di cultura.
Ma passiamo alla parte "tecnica" del mio lavoro. Prendo posto in terza fila, non troppo all'esterno ma nemmeno al centro: la posizione giusta per immortalare i tre relatori. Faccio le prove con la macchina fotografica per regolare angolazione, flash, zoom, cazzi e mazzi. Perfetto.
Tempo tre secondi e mi si piazza davanti una signora. Nonostante una punta di irritazione (e che cazzo, c'è tutta la sala libera! Devi per forza sederti in bocca al prete?) devo ammettere che è bassina e che non disturba il mio reportage. Ripeta la trafila flash-zoom-angolazione per accertarmi che un ricciolo ramato non capiti proprio davati al naso del giornalista.
Il prete del mio paese inzia ad introdurre l'incontro, concludendo ogni frase con "Eh?", "Avete capito?" "è chiaro?". E già mi sta irritando oltremodo. Prende la parola il giornalista e come apre la bocca per pronunciare la prima sillaba, un gruppo di persone si siede in prima fila.
Ma porca t ...
Mi avvito in ogni direzione, cercando un angolino sgombro da orecchie, capelli e spalle per fare le foto, ma niente. C'è un'unica soluzione. Odiosa.
Mentre il giornalista declama i pregi del suo libro mi alzo in piedi e scatto maldestramente qualche foto. Naturalmente tutti mi guardano, neanche mi fossi messa a ballare l'alligalli nuda.
Mi risiedo di botto, facendo cadere borsa, taccuino e penna.
Bene. Adesso sono davvero irritata. Perchè quella suora mi deve guardare così male? Non ho mica fatto una puzzetta rumorosa!
Inoltre i relatori stanno dicendo tante di quelle cagate che mi è anche passata la voglia di prendere appunti. Tanto la recensione del libro e le lettere del papa le trovo tranquillamente su Google.
Ma intanto cosa faccio? Smanetto un pò con il cellulare, nella vana speranza di recuperare il risultato della partita del Novara, ma in quel buco nero dell'oratorio non c'è campo.
Spio di sottecchi la suora di fianco a me, praticamente stravaccata su due sedie: e meno male che ha la gonna sotto al ginocchio, se no le avremmo visto anche l'anima :) Un pensiero folle mi attraversa la testa: e se disegnassi dei piselli sul bloc notes? Chissà come reagirebbe :)
No dai, smettila! Sei grande ormai :)
Mi sto incazzando sempre di più: mi sta venendo l'ulcera per le cavolate che sento, ma la mia deontologia professionale non mi permette di andarmene. Allora mi metto a guardare malissimo il prete. Così impara ad organizzare degli incontri del genere. Ma io dico, una bella grigliata no?
Alla fine, finalmente finalmente finalmente, tutto finisce. O meglio: prima del congedo si svolge il penoso siparietto del prete che chiede se ci sono domande e di tutto l'auditorium che finge di fare altro.
"Stupidi" penso. Ma credono di essere a scuola? Pensano che il prete si alzi ed indicando uno a caso urli "Tu! Si, tu con la maglietta verde. Ripetimi cos'ha detto Don Gianluigi sulla speranza, se no domenica non fai la comunione!"
Assurdo ... mi viene volgia di alzarmi ed urlare "Il Novara ha vinto!".
Ma non lo faccio, sono seria io :)

domenica 18 settembre 2011

Concorso canoro

Sabato sera, appena ingurgitato l'ultimo boccone di stufato d'asino, mi precipito nel paese a fianco per assistere alla finale di un concorso canoro.
Ovviamente, per una volta che io sono in ritardo, il concorso è iniziato puntuale e la sala che fa da auditorium è già strapiena. Strapiena ... ci saranno, si e no, una trentina di posti a sedere occupati dai parenti dei cantanti e tre tavoli per la giuria. Facendo un paio di calcoli capisco che potrebbero esserci più giudici che cantanti :) Cerco comunque di accaparrarmi una sedia lasciata libera in mezzo alla platea ma, come una gentilissima vecchietta mi fa notare con garbo, è occupata dal ragazzino stile "Piccolo lord inglese" che sta starnazzando "Pensieri e parole" sul palco. Faccio un inchino a Lady Parker Bowles e me ne vado.
Ops: sono passata davanti alla telecamera :)
Riesco a trovare un angolino contro al muro, dietro al tavolo dei giudici e davanti alla postazione della regia. In pratica posso a malapena respirare: se mi muovo in avanti sembra che stia spiando la giuria, se mi muovo indietro copro la visuale al regista e ai fonici. Se dovesse scapparmi uno starnuto rischierei di mandare a monte l'intera serata :)
Canzone dopo canzone si susseguono: una ragazzina che pare avere trent'anni, ma che in realtà ne ha 12 .. un ragazzo che spiega di essere arrivato in ritardo per andare a prendere la fidanzata in stazione, ma la ragazza non è nemmeno in sala ... una bambina/ragazzina che urla Alessandra Amoruso ... un ometto che rende noiosissimo un pezzo di Adele ...finalmente due belle interpretazioni di Alicia Keys e di Mina ...un pezzo di Lorella Cuccarini che forse, ad essere ottimisti, due persone in sala conoscono e che l'interprete gorgheggia con la cicca in bocca ... un tamarro che canta George Michael ... una sosia di Malika Ayane che racconta di lavorare "nella moda" e si scopre poi che fa l'operaia in un'azienda tessile ... un quarantenne che fa cadere il tetto con "A chi mi dice" e, infine, una bella ragazzina con "Heavy Cross".
Il presentatore annuncia che la giuria elaborerà il verdetto entro venti minuti. Tutti si guardano intorno perplessi ... venti minuti?? I giurati durante la gara hanno stilato ognuno una classifica con i migliori cinque (alla fine un'occhiatina l'ho data :)). Ci vogliono venti minuti per tirare le somme??
Tutto il pubblico si avvia verso il bar e, soprattutto, verso lo stand dei volontari che hanno cucinato (gratis) la pasta aglio, olio e peperoncino. C'è un odore, appetitoso devo ammetterlo, ma che ammazzerebbe vampiri, streghe e anche qualche uomano, nel raggio di dieci chilometri. Mi pare di avere visto qualche aereo sbandare, mandato in tilt dai miasmi dell'aglio. Comunque la pasta è un successone: tutti si ingozzano, anche i cantanti. Meno male che hanno già dato, altrimenti avrebbero ucciso quelli della prima fila :)
Offrire Coca Cola e patatine sarebbe stato troppo banale.
Dopo veni minuti abbastanza lunghini :) si sente il presentatore che dagli altoparlanti diffonde questo messaggio: "Si pregano i signori giurati di rientrare in sala"
E dove cazzo sono andati???
Ah eccoli: appiccicati allo stand della pasta intenti a ripulire i piatti alla velocità della luce.
Rientriamo nell'auditorium e dopo mille preamboli su quanto siano indispensabili gli sponsor, i volontari, il prete ... bla bla bla arrivano le classifiche. Delego il mio fidanzato a scattare le foto (è più alto e riesce ad evitare le cocuzze stempiate dei giurati :), mentre io prendo nota di nome e cognome dei vincitori. L'irritazione ed il disappunto dei non premiati (soprattutto dei parenti) è evidente e gli applausi scarseggiano. Ma a me non importa: ho i nomi, ho le foto, ho dato una bella occhiata dappertutto ... ci sono gli elementi necessari per un bell'articolo.
Ma un neo c'è.
Il giorno dopo, quando seleziono le foto  da inviare alla redazione, scopro che il mio ragazzo non ha inserito il flash. Fantastico ... e vai di Photoshop :)

giovedì 15 settembre 2011

Cena dagli Alpini

Venerdì e sabato sera il gruppo di Alpini del mio paese ha organizzato una cena nel paese accanto.
Poichè il comunicato stampa (gli Alpini sono avantissimi) che mi hanno inviato recitava in grassetto "PER CENARE E' OBBLIGATORIA LA PRENOTAZIONE", sabato pomeriggio chiamo uno degli organizzatori per assicurarmi di non dover mangiare in piedi. Dopo circa venticinque squilli qualcuno risponde. Il rumore di sottofondo è assordante e non si capisce una mazza: credo stiano lanciando piatti contro al muro, o qualcosa del genere.Quando finalmente il mio interlocutore riesce ad inquadrare il motivo della mia chiamata, innesca una sorta di telefono senza fili, dove il Mauro chiede al Gualtiero detto Walter, che si rivolge al Pedar, che chiama il Giuan, che parla con il Carletto, che, infine, ottiene una risposta dal secondo Walter. Mi rispondono, dopo un quarto d'ora, che non è necessario prenotare per due persone e che un paio di sedie si trovano sempre.
....
Per sicurezza, onde evitare che proprio questa sera non si trovino le famose due sedie, parto da casa una ventina di minuti prima dell'inizio della cena. Purtroppo, pur trattandosi di un paesino di duemila persone, non ho ben presente dove sia il tendone sotto cui si tiene la festa, quindi mollo la macchina nel primo parcheggio libero che trovo (che si rivela essere piuttosto lontanuccio) e seguo l'odore di patatine fritte (che, con un calcio sui denti alla tradizione, non mancano mai nelle sagre di paese).
Riesco a trovare il tendone che, devo ammettere, è piuttosto imponente e mi sento un pò scema per non averlo mai visto prima. Comunque, con un rapido sguardo al parterre, mi accorgo di non essere l'unica ad essere arrivata in anticipo, perchè le tavolate sono già piene.
Provo a sedermi all'estremità di un tavolo, ma vengo subito respinta dal cameriere addetto a quella zona. Scopro così che la cena degli Alpini è organizzata con il rigore di una caserma di fanti prussiani: non posso sedermi dove voglio, ovvimente, e, no, non sono sicuri che ci siano due posti liberi. Devo aspettare che il volontario addetto a questo tipo di attività si liberi. Ho quasi paura di prendermi una bacchettata sulle mani :)
Finalmente un Alpino ci accompagna ai nostri posti e ci spiega l'elaborata modalità di ordinazione dei piatti. Neanche da Mc Donald's sono così efficienti.
Ordiniamo il piatto forte, lo stufato d'asino con la polenta che, col senno di poi, non è la pietanza più adatta da consumare con trenta gradi e con il 90 % di umidità della Pianura Padana. Comunque era buono :)
Finita la cena, evito con abilità il gruppo di vecchietti che intona "Vecchio scarpone" e che mi guardano con occhio famelico, e mi avventuro verso le cucine, con l'intento di accalappiare l'Alpino capo e fargli qualche domandina. L'ho intravisto prima davanti al calderone della polenta, quindi non dovrebbe essere difficile parlargli.
Ma, naturalmente, non ho fatto i conti con l'organizzazione prussiana: apparentemente nessuno conosce quest'uomo. E mi fanno venire il dubbio di avere sbagliato paese o, quantomeno, festa. Com'è possibile che non solo non sia presente, ma che non esista proprio, una persona con cui ho parlato quattro ore fa al teelfono e che ho visto girare la polenta??
Forse sono tutti sotto l'effetto del micidiale barbera degli Alpini :)
Fortunatamente si avvicina un Alpino che pare - pare - non avere ancora perso il senno. Dico "pare" perchè, dopo avergli chiesto informazioni sul capo Alpino detto "Walter", afferma di essere lui.
... Cosa?
Non è lui.
Sia lodato il Signore, quando gli dico il nome di battesimo di Walter (il capo), ammette di non essere lui e va a chiamare finalmente l'originale.
Non solo: arrivano anche il sindaco ed il vice sindaco. Parlottiamo un pò tutti insieme, poi Walter se ne torna alla polenta e resto da sola con le due cariche massime del paese.
Il vice si complimenta per la qualità del giornale per cui scrivo. "Grazie!" gli rispondo con un sorriso smagliante.
Questo mi guarda non male, di più, e ringhia "Sono serio"
Oooook. Per fortuna arriva il suo Monenegro e la sua attenzione si rivolge altrove.
Rimaniamo io e il sindaco. Probabilmente è appena tornato dal mare, perchè indossa una maglia a righe bianche e rosse, i bermuda da bagno beige e dei sandali. Il suo stile, più che Montezemolo a Porto Cervo, ricorda un pensionato della Fiat a Spotorno ... Tra l'altro deve avere anche gradito molto il vino perchè mi stende con un'alitata al barbera e, nei cinque minuti in cui si intrattiene con me, si scola tre limoncelli.
L'orchestra di liscio inizia a suonare, e quando vedo il capo dei vigile che balla l'Alligalli con una camicia aderente e lucida capisco che è ora di tornare a casa ...