giovedì 27 ottobre 2011

E pensare che volevo solo fotografare i lavori alla diga ...

Volevo solamente fotografare i lavori alla diga. E invece ...
Procediamo con ordine: con i fondi dell'expo sono stati finanziati dei lavori di sistemazione alla diga. Non chiedetemi in che modo ciò influisca sull'expo perchè è un mistero anche per me. Voglio dire, gli ospiti dell'expo mica risalgono il fiume come i salmoni ... voglio sperare che arrivino in treno, in macchina o in aereo. Comunque.
Scatto qualche foto ai lavori ed al cantiere e faccio per andarmene, quando noto quello che poi sarà un tassello fondamentale di tutta la faccenda.
Su un pannello che separa la strada da un piccolo torrente campeggia una scritta gigante "Gay fuori dai coglioni".
A parte l'immensa finezza dell'invito, ma chi mai non ha talmente una minchia da fare nella vita da prendersi la briga di spendere soldi per una bomboletta, raggiungere un punto che vedranno, si e no, venti persone al mese e fare quella scritta? Ma cosa ti dice il cervello?
E' come se io mi comprassi una paio di scarpe costosissime e strafighe e le indossassi solo quando cucino la polenta!
Ovviamente immortalo lo slogan e anzi, mi fermo anche un pò più avanti per fotografare anche un pò di immondizia lasciata di prassi nei boschi.
Dovete sapere che i servizi sull'immondizia lasciata nei boschi sono una delle mie specialità :) E gli articoli non sono mai monotoni perchè la gente lascia veramente di tutto ... lucidatrici, tiri al bersaglio, televisioni, vestiti ... ma il colmo lo raggiungono quando abbandonano i sacchi dell'immondizia pieni di scarti della potatura delle siepi o dei prati: va bene che foglie e rami sono biodegradabili ma, grandissimo pirla, se le lasci dentro al sacco nero di plastica ...








Fatto sta che tra rifiuti vari trovo anche qualche dvd e giornaletto porno ... ora, già sei pirla a buttare via ogni tipo di elettrodomestico ignorando completamente non solo l'educazione e la civilità, ma anche il fatto che la discarica si trova a nenache un chilometro di distanza, ma che bisogno hai di abbandonare i film porno nel bosco??? Infilali nel sacco nero, nella plastica, regalali a tuo nipote quindicenne, usali per non far traballare il tavolo, MA CHE BISOGNO HAI DI LASCIARLI NEL BOSCO???
Comunque foto scattata: si sa che 'u pilu vende sempre :)
- passa qualche giorno -

Domenica pomeriggio decido di tornare in loco per scattare qualche altra foto. Ho pensato "Chissà mai che mi sia scappato qualche altro articolo pornografico nascosto sotto all'edera".
Purtroppo però, la situazione è leggermente cambiata.
Lo spiazzo limitrofo al bosco è occupato.
E non sono cercatori di funghi.
No, neanche di castagne.
E non fanno nemmeno una passeggiata.
Sono tre uomini soli a bordo ciascuno della propria macchina.
Nel caso in cui qualcuno se lo stia chiedendo non stanno nemmeno aspettando una prostituta: quelle sono più avanti, sulla strada asfaltata.
Iannanzi tutto me ne vado che, anche se quello che sto pensando è vero, non si sa mai.
Come arrivo a casa cerco su intenet "Luoghi incontri gay + il nome del mio paese". Lo cerco giusto per scrupolo, figuriamoci se ...
Bingo.
"Luoghi per scambisti al'aperto: prima del ponte dov'e' la vecchia fabbrica spesso controlli carabinieri ma se andate 50 metri prima sulla vostra destra proveniendo da xxx arriverete sulla destra una strada sterratala seguite e vi troverete nei dintorni del ristorante"
Insomma: è saltato fuori un servizio da prima pagina.
E pensare che volevo solo fotografare degli inutili e noiosi lavori alla diga :)

mercoledì 19 ottobre 2011

Quel demonio del registratore

Ho avuto una soffiata, come nei migliori film noir: mia mamma, mentre era dal giornalaio, ha sentito un uomo raccontare concitato di aver partecipato alla manifestazione a Roma del 15 ottobre.
Quando me l'ha detto è scattata in me quella che chiamo "La sindrome della contorsione". Ovvero, quando mi trovo davanti a situazioni che potrei tranquillamente evitare, come questa, inizio a vagare per la casa, mi siedo e mi rialzo, accendo il computer e lo spengo, mi sciolgo i capelli e li lego, prendo in braccio il gatto e lo ributto per terra.
Il punto è questo: so chi è questo signore (o meglio, so dove abita) ma il suo numero di telefono non è sulla rubrica. Come cacchio faccio a mettermi in contatto con lui? Non posso mica presentarmi a casa sua, mi correrebbe dietro con il forcone!
Certo, potrei fare finta di niente e cavarmela con due articoletti sulle castagnate e uno sulla gita dei pensionati a Verona, ma "La sindrome della contorsione" non si cura facendo finta di niente: ormai, l'unica cura efficace è mettere insieme il pezzo con l'intervista.
O intervista o morte!
Mia mamma si propone come volontaria per bloccare l'uomo alla fermata del pullman alle sei del mattino. Siccome ho a cuore la sua salute, la convinco a lasciare perdere.
Dopo un giro di mail, che tocca ogni angolo più recondito della società, riesco a raggiungere la figlia, che lavora presso la sede di un sindacato che ha organizzato uno dei pullman per Roma e che mi procura una serie di numeri di telefono di ragazzi che sono stati alla manifestazione. Se non è culo questo ... :)
Così, verso le otto di sera, ignoro i cavernosi richiami di mio papà che mi invita a stare poco al telefono, e mi chiudo in camera per telefonare ad uno dei ragazzi.
Prima però, calo il mio asso dalla manica: questa volta non prenderò appunti come faccio di solito, ma userò .... il registratore!!!!
Faccio una ventina di prove per assicurarmi che funzioni davvero e, quando sono sicura al mille per mille, compongo il numero. Il ragazzo risponde subito e si capisce che l'esperienza l'ha davvero impressionato, perchè attacca a parlare come una macchinetta.
Dopo dieci minuti (e altrettante volte entra mio papà a farmi segno di tagliare :)) mi cade l'occhio sul registratore e mi viene un dubbio atroce.
Smetto di ascoltare il ragazzo.
La mia attenzione è calamitata dal registratore puntato verso la parte bassa della cornetta ...
Automaticamente lo porto verso l'alto, di fianco al mio orecchio, e cerco di riprendere il filo del discorso. Ma la mia mente è altrove e, precisamente, è fissa sull'interrogativo: avrò registrato una mezza parola di quello che ha detto?
Come riattacco corro verso il computer, collego il cavo usb e faccio partire la registrazione.
.... bè, la mia voce è venuta davvero bene.
E anche il mio respiro fa la sua porca figura.
Soprattutto il mio respiro è venuto bene, anzi, è il protagonista, visto che ho fatto avanti e indietro per un quarto d'ora.
Non mi affiderò mai più alla tecnologia. La prossima volta scrivo tutto, anche a costo di slogarmi il polso :)

lunedì 17 ottobre 2011

Il mio desiderio più grande ...

Il mio desiderio più grande era di non dover seguire eventi religiosi. Per conformazione personale e fisiologica non sono adatta. Semplicemente, mi viene l'orticaria.
E dove mi mandano?
All'insediamento del nuovo prete.
Non solo: non basta un servizio con qualche foto, ma certo che no, vogliono foto e nomi di tutte le personalità presenti, nonchè un filmato da pubblicare sul sito del giornale.
Ma io cos'ho fatto di male? Ho ucciso qualche balena nelle mie vite precedenti?
Naturalmente non mi sogno nemmeno di rifiutare: ringrazio ogni giorno tutti i santi del paradiso per aver avuto questa opportunità, figuriamoci se mi tiro indietro.
Perciò armata di tanta, tanta, tanta, pazienza mi appresto a seguire un evento che durerà "solo" tre ore (il nuovo sacerdote in persona mi ha confermato che sono fatti dei tagli alla liturgia ufficiale per farla più breve). Deo Gratias :)
Il ritrovo è presso la casa di riposo: è già qui siamo all'apoteosi dell'allegria. Appena metto piede all'interno del cortile mi trovo di fronte l'impresario delle pompe funebri. Di bene in meglio. Poi arrivano sindaco, vice sindaco, sindaco del paese vicino, parroci su parroci, la banda, i seminaristi, i vigili, la protezione civile, le suore icatechisti iragazzidelloratoriolemaestredelleelementariivecchiettidellospizio ... Oh-mio-dio.
La banda suona "Ohi vita ohi vita mia" ...
... cosa c'entra? Comunque nessuno pare accorgesene e si passa a "Montagne verdi", che c'azzecca ancora meno, ma almeno qualcuno la intona.
Il prete arriva sorridente e giulivo e l'addetto alle fotografie del comune a momenti si ammazza per fargli un primo piano.

Siccome non voglio fare la sua stessa pessima figura attendo che i prelati e le alte cariche comunali si schierino uno di fianco all'altro per stordirli con una bombardata di flash.
Mi sorbisco anche il saluto agli ospiti della casa di riposo, l'ennesima scampanata della banda, e il raduno dei presenti per raggiungere la chiesa in processione.
Mi fermo un secondo perchè devo fare una piccola confessione: non sapevo ci fosse anche la parte in chiesa. Cioè, con il senno di poi è ovvio che la messa non venisse celebrata alla casa di riposo, ma io in effetti non ci avevo proprio pensato.
Scarpinando come uno stambecco delle dolomiti arrivo in chiesa prima della processione ma, ad attendervi, trovo un miliardo di persone, già talmente stipate che alcune hanno rinunciato ad entrare.
Benissimo. E io devo pure raggiungere i posti vicini all'altare, perchè non ho una macchina fotografica stile paparazzi: ho una macchinetta di merda che nella penombra della chiesa fa sicuramente gli occhi rossi.
Bando alla vergogna. Mi dirigo di gran carriera verso i primi banchi, guadagnandomi occhiataccie da parte di quelle vecchiette pettinate con lo stucco che saranno venute qui a mezzogiorno a prendere il posto.
Alla fine trovo un angolino proprio sotto al leggio, tra la vigilessa ed il gonfalone del paese. Devo stare attenta a come mi muovo, onde evitare di farlo crollare.
Seguono minuti di pura agonia, in cui ad ogni mio scatto i vicini mi guardano male (tra l'altro: 'sti stronzi sono seduti in quattro su una panca da sei, ma nessuno da prova di spirito cristiano e mi chiede se voglio sedermi. Se ne stanno tutti e quattro belli spaparanzati a gambe larghe. Bè grazie.), dove faccio da assistente al cameraman (lo aiuto a cambiare la cassetta della telecamera, ma poi lui se ne dimentica e se non gliela ridò io alla fine della funzione si sarebbe perso almeno un'ora di riprese. Non che mi sarebbe dispiaciuto, il cinema mondiale sarebbe sopravvissuto anche senza le sue immagini, ma è stato gentile e si è spostato ogni volta che dovevo scattare la foto), evito di fare "il segno di pace" fingendo di filmare :) ed evito anche il padre nostro cantando (nella mia testa, non a squarciagola) Waka Waka.
Esco dalla chiesa e dico una raffica di parolacce, giusto per ritornare nel mondo normale :)
Non chiedetemi come ho fatto a scrivere poi un articolo, perchè non lo so nemmeno io :)


lunedì 10 ottobre 2011

Devo rinnovare la carta d'identità ...

Mi è scaduta la carta d'identità.
Veramente mi è scaduta tre anni fa :)
Studio con molta attenzione i tortuosi orari degli uffici del mio comune (ufficio tecnico aperto dalle 13.30 alle 14.30 solo il venerdì degli anni bisestili ...) e mi reco - con voglia zero - all'ufficio anagrafico.
Alla reception :) trovo la solita impiegata con un età indefinita, ma comunque compresa tra i trenta e i sessanta, che mi spiega - rigorosamente senza mai guardarmi negli occhi - che devo compilare un modulo e fornire alcune fototessere.
Le allungo le fototessere, fresche fresche di stampa dalla macchinetta dell'Esselunga che ha la capacità di moltiplicare per dieci ogni difetto (in tal caso il mio naso sembra quello di Furia il cavallo del west),ed afferro il modulo per compilarlo.
La signorina mi avverte che, nel caso in cui io abbia cambiato professione, devo compilare un altro modulo.
"Bella" gongolo nella mia mente "io adesso faccio la giornalista!"
"Si ho cambiato lavoro." L'impiegata mi squadra da capo a piedi, della serie "Che lavoro farà mai questa!" e mi porge un altro foglio.
Faccio per appoggiare la penna al foglio e scrivere "Professione: giornalista", ma qualcosa mi blocca. Sarà che gli ultimi tre articoli che ho scritto erano relativi a tre castagnate ... sarà che con la mia notula di pagamento devo scegliere se fare la ceretta a gambe o braccia ... sarà che ho rischiato per un pelo di farmi assegnare lo scoop del secolo (ovvero la morte per cause naturali di tale Giuseppina di ottant'anni) ...
Insomma, la voce "studente" resterà sulla mia carta d'identità ancora per dieci anni.