mercoledì 19 ottobre 2011

Quel demonio del registratore

Ho avuto una soffiata, come nei migliori film noir: mia mamma, mentre era dal giornalaio, ha sentito un uomo raccontare concitato di aver partecipato alla manifestazione a Roma del 15 ottobre.
Quando me l'ha detto è scattata in me quella che chiamo "La sindrome della contorsione". Ovvero, quando mi trovo davanti a situazioni che potrei tranquillamente evitare, come questa, inizio a vagare per la casa, mi siedo e mi rialzo, accendo il computer e lo spengo, mi sciolgo i capelli e li lego, prendo in braccio il gatto e lo ributto per terra.
Il punto è questo: so chi è questo signore (o meglio, so dove abita) ma il suo numero di telefono non è sulla rubrica. Come cacchio faccio a mettermi in contatto con lui? Non posso mica presentarmi a casa sua, mi correrebbe dietro con il forcone!
Certo, potrei fare finta di niente e cavarmela con due articoletti sulle castagnate e uno sulla gita dei pensionati a Verona, ma "La sindrome della contorsione" non si cura facendo finta di niente: ormai, l'unica cura efficace è mettere insieme il pezzo con l'intervista.
O intervista o morte!
Mia mamma si propone come volontaria per bloccare l'uomo alla fermata del pullman alle sei del mattino. Siccome ho a cuore la sua salute, la convinco a lasciare perdere.
Dopo un giro di mail, che tocca ogni angolo più recondito della società, riesco a raggiungere la figlia, che lavora presso la sede di un sindacato che ha organizzato uno dei pullman per Roma e che mi procura una serie di numeri di telefono di ragazzi che sono stati alla manifestazione. Se non è culo questo ... :)
Così, verso le otto di sera, ignoro i cavernosi richiami di mio papà che mi invita a stare poco al telefono, e mi chiudo in camera per telefonare ad uno dei ragazzi.
Prima però, calo il mio asso dalla manica: questa volta non prenderò appunti come faccio di solito, ma userò .... il registratore!!!!
Faccio una ventina di prove per assicurarmi che funzioni davvero e, quando sono sicura al mille per mille, compongo il numero. Il ragazzo risponde subito e si capisce che l'esperienza l'ha davvero impressionato, perchè attacca a parlare come una macchinetta.
Dopo dieci minuti (e altrettante volte entra mio papà a farmi segno di tagliare :)) mi cade l'occhio sul registratore e mi viene un dubbio atroce.
Smetto di ascoltare il ragazzo.
La mia attenzione è calamitata dal registratore puntato verso la parte bassa della cornetta ...
Automaticamente lo porto verso l'alto, di fianco al mio orecchio, e cerco di riprendere il filo del discorso. Ma la mia mente è altrove e, precisamente, è fissa sull'interrogativo: avrò registrato una mezza parola di quello che ha detto?
Come riattacco corro verso il computer, collego il cavo usb e faccio partire la registrazione.
.... bè, la mia voce è venuta davvero bene.
E anche il mio respiro fa la sua porca figura.
Soprattutto il mio respiro è venuto bene, anzi, è il protagonista, visto che ho fatto avanti e indietro per un quarto d'ora.
Non mi affiderò mai più alla tecnologia. La prossima volta scrivo tutto, anche a costo di slogarmi il polso :)

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