giovedì 15 settembre 2011

Cena dagli Alpini

Venerdì e sabato sera il gruppo di Alpini del mio paese ha organizzato una cena nel paese accanto.
Poichè il comunicato stampa (gli Alpini sono avantissimi) che mi hanno inviato recitava in grassetto "PER CENARE E' OBBLIGATORIA LA PRENOTAZIONE", sabato pomeriggio chiamo uno degli organizzatori per assicurarmi di non dover mangiare in piedi. Dopo circa venticinque squilli qualcuno risponde. Il rumore di sottofondo è assordante e non si capisce una mazza: credo stiano lanciando piatti contro al muro, o qualcosa del genere.Quando finalmente il mio interlocutore riesce ad inquadrare il motivo della mia chiamata, innesca una sorta di telefono senza fili, dove il Mauro chiede al Gualtiero detto Walter, che si rivolge al Pedar, che chiama il Giuan, che parla con il Carletto, che, infine, ottiene una risposta dal secondo Walter. Mi rispondono, dopo un quarto d'ora, che non è necessario prenotare per due persone e che un paio di sedie si trovano sempre.
....
Per sicurezza, onde evitare che proprio questa sera non si trovino le famose due sedie, parto da casa una ventina di minuti prima dell'inizio della cena. Purtroppo, pur trattandosi di un paesino di duemila persone, non ho ben presente dove sia il tendone sotto cui si tiene la festa, quindi mollo la macchina nel primo parcheggio libero che trovo (che si rivela essere piuttosto lontanuccio) e seguo l'odore di patatine fritte (che, con un calcio sui denti alla tradizione, non mancano mai nelle sagre di paese).
Riesco a trovare il tendone che, devo ammettere, è piuttosto imponente e mi sento un pò scema per non averlo mai visto prima. Comunque, con un rapido sguardo al parterre, mi accorgo di non essere l'unica ad essere arrivata in anticipo, perchè le tavolate sono già piene.
Provo a sedermi all'estremità di un tavolo, ma vengo subito respinta dal cameriere addetto a quella zona. Scopro così che la cena degli Alpini è organizzata con il rigore di una caserma di fanti prussiani: non posso sedermi dove voglio, ovvimente, e, no, non sono sicuri che ci siano due posti liberi. Devo aspettare che il volontario addetto a questo tipo di attività si liberi. Ho quasi paura di prendermi una bacchettata sulle mani :)
Finalmente un Alpino ci accompagna ai nostri posti e ci spiega l'elaborata modalità di ordinazione dei piatti. Neanche da Mc Donald's sono così efficienti.
Ordiniamo il piatto forte, lo stufato d'asino con la polenta che, col senno di poi, non è la pietanza più adatta da consumare con trenta gradi e con il 90 % di umidità della Pianura Padana. Comunque era buono :)
Finita la cena, evito con abilità il gruppo di vecchietti che intona "Vecchio scarpone" e che mi guardano con occhio famelico, e mi avventuro verso le cucine, con l'intento di accalappiare l'Alpino capo e fargli qualche domandina. L'ho intravisto prima davanti al calderone della polenta, quindi non dovrebbe essere difficile parlargli.
Ma, naturalmente, non ho fatto i conti con l'organizzazione prussiana: apparentemente nessuno conosce quest'uomo. E mi fanno venire il dubbio di avere sbagliato paese o, quantomeno, festa. Com'è possibile che non solo non sia presente, ma che non esista proprio, una persona con cui ho parlato quattro ore fa al teelfono e che ho visto girare la polenta??
Forse sono tutti sotto l'effetto del micidiale barbera degli Alpini :)
Fortunatamente si avvicina un Alpino che pare - pare - non avere ancora perso il senno. Dico "pare" perchè, dopo avergli chiesto informazioni sul capo Alpino detto "Walter", afferma di essere lui.
... Cosa?
Non è lui.
Sia lodato il Signore, quando gli dico il nome di battesimo di Walter (il capo), ammette di non essere lui e va a chiamare finalmente l'originale.
Non solo: arrivano anche il sindaco ed il vice sindaco. Parlottiamo un pò tutti insieme, poi Walter se ne torna alla polenta e resto da sola con le due cariche massime del paese.
Il vice si complimenta per la qualità del giornale per cui scrivo. "Grazie!" gli rispondo con un sorriso smagliante.
Questo mi guarda non male, di più, e ringhia "Sono serio"
Oooook. Per fortuna arriva il suo Monenegro e la sua attenzione si rivolge altrove.
Rimaniamo io e il sindaco. Probabilmente è appena tornato dal mare, perchè indossa una maglia a righe bianche e rosse, i bermuda da bagno beige e dei sandali. Il suo stile, più che Montezemolo a Porto Cervo, ricorda un pensionato della Fiat a Spotorno ... Tra l'altro deve avere anche gradito molto il vino perchè mi stende con un'alitata al barbera e, nei cinque minuti in cui si intrattiene con me, si scola tre limoncelli.
L'orchestra di liscio inizia a suonare, e quando vedo il capo dei vigile che balla l'Alligalli con una camicia aderente e lucida capisco che è ora di tornare a casa ...




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